lunedì 21 maggio 2012

Roma negli occhi di un assassino

Gli alberghi fanno perdere la propria identità, pensava.
Ma da se stessi non si fugge, mai.
Si può scappare dal mondo ma mai da se stessi.
Lui lo sapeva.
Lo sapeva che non poteva più fuggire.
Era finita lì, e la sua visita si sarebbe limitata a un muro bianco. A delle sbarre.
Roma era bellissima.



Roma era un cielo sul Colosseo con i palloncini
e lui avrebbe voluto essere quello rosso.
Gli piaceva il rosso. Gli piaceva il sangue.



Roma era un cielo, infinito come le sue rovine.
Gli piaceva pensare che le colonne volessero abbracciarlo tutto.
Gli piaceva l'infinito.
Per lui l'infinito era avere il potere sulla vita di un altro uomo.



Camminava. Trova quella casa.
Quel sole. Bruciava.
Bruciava solo la sua anima e le sue ferite.



Trevi. La Dolce Vita felliniana e la sua condizione amara.
E' un bel modo per morire.
E' un bel modo per cancellare le impronte.